
Dal 15 dicembre 1631 al 21 gennaio 1632, avvenne una violentissima eruzione del Vesuvio e furono ospitati e curati in quell’occasione al Santuario Della Madonna Dell’Arco ben 3000 rifugiati. Anche in questa circostanza si racconta di un prodigio accaduto: per tutto il tempo dell’eruzione il volto della Madonna scomparve e si rese visibile solo alla fine dell’eruzione e nonostante la presenza di terremoti, caduta di piogge torrenziali, ceneri e lapilli, il Santuario subì solo anni ai finestroni, eccetto quello centrale dov’era presente l’immagine della Madonna Dell’Arco.

A ricordo di tale evento fu posta, dietro l’edicola della sacra Immagine, una lapide di raro marmo nero con una scritta incisa in lettere d’oro. I fedeli sono soliti passare la mano o strofinare un fazzoletto sulla lastra di marmo nero, per poi toccarsi sulla fronte o su altre parti del proprio corpo o del bambino che portano in braccio. Spesso alcuni poggiano la fronte sul marmo: si vorrebbe toccare la Madonna dipinta dall’altra parte. Una particolarità che accade specialmente il giorno del Lunedì in Albis, visto l’afflusso esponenziale dei Fedeli che accorrono dinanzi alla Madonna Dell’Arco, è che sul marmo nero si formano delle goccioline di sudore. Per questo che il marmo, per la pietà popolare, viene denominato “Sudore della Madonna Dell’Arco” oppure brevemente: “‘O Surore” e molto spesso i Battenti, come segno di ringraziamento alla Madonna, dopo aver attraversato la navata principale e aver compiuto il Pellegrinaggio, prendono la loro maglietta bianca e la strofinano totalmente sul marmo nero.
